Complesso monumentale di Santa Croce
Con bolla “praeclarum quidem opus” il 22 luglio 1566 il papa boschese Pio V decretò l’erezione del complesso conventuale domenicano di Santa Croce e Ognissanti. Il complesso fu progettato da frà Ignazio Danti con la collaborazione di Martino Longhi e rappresenta uno dei primissimi esempi dell’architettura rinascimentale post Tridentina. Nel ricco patrimonio d’arte della chiesa meritano attenzione un importante ciclo di pitture di Giorgio Vasari, il mausoleo marmoreo, opera di Giannantonio Buzzi, che il papa fece realizzare per la sua sepoltura qui mai avvenuta essendo le spoglie del Santo a Roma, il coro ligneo di Angelo Marini il Siciliano e Giovanni Gargioli, sono inoltre conservate nella chiesa opere di Francesco Morandini detto il Poppi, Grazio Cossali, Carlo Preda, Giulio Tencala, il Moncalvo, il Morazzone. Dell’antico convento sono degni di nota i chiostri e la biblioteca successivamente adibita a cappella, la sala capitolare e il refettorio tutti ambienti di austera armonia spaziale terminati nel 1591.
Casa natale di San Pio V
Il prevosto Gian Domenico Gatti nelle sue “memorie storiche riguardanti l’insigne terra del Bosco” stilate intorno alla metà del ‘600, indica come casa natale di San Pio V, all’epoca ancora abitata dai discendenti della famiglia del pontefice, quella “lungo la strada maestra che metteva alla Porta di Piazza Nuova, sull’angolo della salita di Castelvecchio”. Antonio Ghislieri, che diventerà papa col nome di Pio V, vi nacque il 17 gennaio 1504 e la abitò fino 1518 quando entrò come novizio nel convento domenicano di Voghera col nome di fra Michele dal Bosco. La modesta abitazione è composta da quattro camere con scala in mezzo, porticato con cascina, cortiletto sottostante con pozzo e stalla. Gli eredi di Pio V donarono la casa alla Confraternita di San Giovanni decollato, che il 9 luglio 1690 la cedette al Convento di Santa Croce. Tornata in possesso di privati dopo numerosi passaggi di proprietà fu acquistata dal comune di Bosco Marengo nel 1936 in occasione della posa del monumento a San Pio V. Al piano superiore nella camera ove nacque il pontefice è stata ricavata una cappella e posta una lapide commemorativa.
Chiesa parrocchiale dei ss. Pietro e Pantaleone
La chiesa di San Pietro al Bosco fu edificata su una precedente pieve che da documenti storici già esisteva nel 945, è del sec. XIII. Costruita inizialmente in stile gotico ha subito nel corso dei secoli radicali cambiamenti.
Dell’epoca medioevale rimane il campanile romanico e i fianchi, particolarmente interessante quello destro in cui sono incastonate formelle in pietra recanti bassorilievi. La trasformazione più importante inizia dopo il 1573, quando per volontà del Cardinale Bonelli, pronipote di Pio V, è modificato l’orientamento dell’edificio. L’abside affacciata a est sulla piazza attuale venne demolita e con la costruzione della nuova facciata si consentì l’entrata direttamente dal borgo. Nella quinta cappella a destra è ancora presente il fonte battesimale della primitiva chiesa dove nel 1504 fu battezzato Antonio Ghislieri futuro papa Pio V. Sulla piazza è situato il monumento a San Pio V realizzato nel 1936 per volontà del cardinale Pio Boggiani, copia fedele dell’originale marmoreo di Leonardo da Sarzana situato sulla tomba del papa nella basilica di Santa Maria Maggiore in Roma.
La Roggia Pio V
La roggia nei secoli passati è stata un elemento importante nell’economia di Bosco Marengo, sia per l’irrigazione sia per il funzionamento dei mulini. Nel 1491 il Marchese del Monferrato concedette alla comunità di Bosco e a quella di Frugarolo il diritto di estrarre acqua dal torrente Orba mediante il riconoscimento di un canone annuo di una libbra di cera da versare al Comune di Capriata nel cui territorio è posta la deviazione delle acque. Ancor oggi tradizionalmente il Comune di Bosco, la vigilia di Natale di ogni anno porta un cero agli eredi del Castellano di Capriata. Nel 1560 il Comune di Bosco a causa dei debiti dovuti alle continue guerre dovette cedere i diritti dell’acqua e i mulini ad un tal Camillo de Petra. Nel 1570 Papa Pio V riscattò i diritti e i mulini a favore del Comune di Bosco e del Convento di Santa Croce. A testimonianza dell’importanza della roggia a partire dal 1600 per quasi tre secoli si susseguirono infinite liti legate alla gestione delle acque e dei mulini tra Comune di Bosco, Convento di Santa Croce e Comune di Frugarolo. La roggia di Bosco nasce in prossimità della confluenza del torrente Lemme con l’Orba e prima di arrivare al paese ha un percorso di 6,5 km per proseguire ancora per alcuni chilometri nel Comune di Frugarolo. Solo nel Comune boschese irriga circa 800 ettari, un tempo totalmente destinati a prato. A Bosco alimenta un mulino funzionante fino a non molti anni or sono, negli anni tra la prima e seconda guerra mondiale venne sfruttata la caduta dell’acqua per la produzione di energia elettrica per il funzionamento dello stesso e l’illuminazione pubblica notturna.
Adiacente al mulino esiste tuttora un lavatoio pubblico dove le massaie si recavano a lavare i panni, alcuni locali ora sono destinati a sede della Riserva Naturale del Parco dell’Orba, gli altri conservano ancora le macine ed i macchinari per la trasformazione delle granaglie.